Appuntamento martedì 28 ottobre con i docenti del Conservatorio di Cuneo Silvia Cucchi, Paolo Franciscone, Stefano Profeta e Sandro Marrocu, che propongono una conferenza-concerto. La serata chiude la Stagione Artistica 2025 ed è a partecipazione libera; consigliato prenotare il posto in sala.
A circa cento anni dalla prima esecuzione della Rhapsody in Blue e del Concerto in F per pianoforte e orchestra, il Conservatorio Ghedini propone “Un Americano a Parigi – George Gershwin e il mondo francese: dialoghi in bianco e nero fra tradizione colta europea e jazz”, una conferenza-concerto in cui si racconta l’incontro rivoluzionario tra due mondi musicali apparentemente distanti: intervengono i docenti del Conservatorio di Cuneo Silvia Cucchi, Paolo Franciscone, Stefano Profeta e Sandro Marrocu. L’appuntamento, che prende avvio alle ore 20.30 in Sala San Giovanni a Cuneo (via Roma 4), celebra uno dei momenti più significativi della storia musicale del Novecento ed è l’ultimo evento della Stagione Artistica 2025 del Ghedini. La partecipazione è libera, ma è consigliato prenotare il posto a sedere a partire da martedì 21 ottobre sul sito https://www.eventbrite.it/e/biglietti-un-americano-a-parigi-george-gershwin-e-il-mondo-francese-1810168535819
Verranno proposti arrangiamenti originali di alcuni dei più famosi temi gershwiniani al confine tra linguaggio classico accademico e improvvisazioni di matrice jazzistica, tra cui alcuni celebri brani di altri autori, eseguiti da Silvia Cucchi al pianoforte, Paolo Franciscone alla batteria e Stefano Profeta al contrabbasso secondo i codici tipici del trio jazz. Le esecuzioni musicali dal vivo verranno alternate a narrazioni storiche, racconti ed esempi al pianoforte a cura di Sandro Marrocu. I quattro docenti propongono una vera e propria esplorazione di quella che si potrebbe definire una sorta di zona di confine tra tradizione musicale colta e innovazione di stampo popolare, un territorio nel quale Gershwin seppe muoversi con genialità unica.
Tra 1924 e 1928 l’americano visse un momento di grande rilievo per la sua carriera e per la storia della musica del Novecento: la Rhapsody in Blue, composta nel 1924, e il Concerto in F, eseguito in prima assoluta il 3 dicembre 1925, segnarono l’inizio di un dialogo senza precedenti tra la tradizione musicale europea colta e il linguaggio del jazz, che ebbe il suo culmine nel dicembre del 1928 con la prima del poema sinfonico Un americano a Parigi, frutto di un viaggio in Europa di Gershwin, intrapreso appositamente per studiare da vicino compositori che ammirava, primo tra i quali il francese Maurice Ravel. Nell’epoca in cui il jazz era percepito perlopiù come un suggestivo stimolo esotico, infatti, proprio Ravel scrisse che dalla complessità di quel linguaggio così connesso alla filogenesi della società americana e alla sua matrice europea sarebbe un giorno disceso un vero e proprio “idioma d’arte autenticamente americano”: una visione che oggi suona profetica.
Ricordare la temperie culturale di quel periodo in un Conservatorio è una precisa scelta divulgativa e didattica: l’istituzione che storicamente ha custodito e tramandato la tradizione musicale europea colta diventa, in un continuo rinnovamento e adattamento alla realtà del panorama musicale contemporaneo, uno spazio ideale per riflettere su come quella stessa tradizione abbia saputo dialogare, aprirsi e trasformarsi incontrando e sviluppando nuove espressioni musicali.

