Martina Malavolti

Martina Malavolti

Cantante lirica, soprano

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Foto di Paolo Viglione

Mai farsi abbattere, ma usare i momenti difficili come spinta per la crescita e il miglioramento

Martina Malavolti è nata a Cuneo nel 2001; vive a Cuneo ed è già laureata alla Triennale di Canto lirico al Conservatorio G. F. Ghedini con il massimo dei voti. Frequenta il secondo anno del biennio di Canto lirico con la professoressa Fernanda Costa. Recentemente si è esibita al Concerto di Inaugurazione dell’Anno Accademico 2023-24.

Ho deciso di raccontare la mia esperienza perché è un piacere condividerla pubblicamente e magari convincere qualcuno ad iscriversi al Ghedini, parlando in particolare per la classe di canto lirico. Inoltre è qualcosa di utile dal punto di vista professionale, visto che al giorno d’oggi è molto importante avere delle foto da poter condividere per concorsi e audizioni.

Il canto fa parte della mia vita da ormai otto anni. Ho iniziato durante terza media quando, per prepararmi all’ammissione al liceo musicale, ho deciso di frequentare un corso di canto pop. Al liceo il mio professore di canto ha iniziato con un approccio più classico per comprendere al meglio la tecnica e così già durante il primo anno ho capito di essere molto più portata per la vocalità classica. Durante il quarto anno di liceo la mia insegnante, vedendo la mia decisione al voler continuare questo studio, mi ha consigliato di iniziare i corsi accademici durante la quinta superiore, e così nel 2019 ho iniziato a frequentare il Conservatorio.

Al Ghedini studi canto lirico.

All’inizio del mio percorso non avrei pensato neanche lontanamente di intraprendere lo studio del canto lirico, ma la scelta è avvenuta spontaneamente dopo l’esperienza al liceo musicale.

Come descriveresti la tua esperienza?

Per descrivere la mia esperienza al Ghedini potrei utilizzare la metafora della montagna russa. Il mio è stato un inizio sfortunato poiché dopo pochi mesi dall’inizio delle lezioni è scoppiata la pandemia del Covid-19 che ci ha costretti al lockdown di molti mesi, quindi ho dovuto capire il meccanismo a distanza, senza conoscere i miei compagni e contemporaneamente alla preparazione per la maturità. Negli anni a seguire, grazie al lento ripristino delle lezioni in presenza è stato bello condividere le lezioni con i miei compagni, anche se ho affrontato un periodo di crisi personale molto profondo in cui ho riflettuto a lungo se questa fosse davvero la scelta giusta per me. Grazie ad alcuni cambiamenti avvenuti in Conservatorio ho ritrovato la strada giusta per continuare a vivere serenamente questi anni.

Che ambiente hai trovato al Conservatorio?

Apprezzo molto l’ambiente del Ghedini. Non c’è una malsana competizione ma al contrario uno scambio di suggerimenti, consigli e aiuti reciproci. Personalmente la cosa che mi ha aiutata a capire che il confronto con gli altri è fondamentale per migliorarsi.

Qual è l’insegnamento più prezioso che hai appreso?

L’insegnamento forse più grande che ho ricevuto in questi anni in Conservatorio è che non bisogna mai farsi abbattere, può capitare di avere giornate o periodi storti in cui ci sembra di non essere capaci a fare nulla o di non trovare la giusta sintonia con il proprio insegnante, ma è importante avere le idee ben salde e la caparbietà di andare avanti e usare tutti questi momenti e le critiche come spinta per la crescita e il miglioramento.

Raccontaci qualcosa di divertente che ti è capitato in aula.

Quest’anno, durante una lezione di Teoria e Tecniche dell’Arte Scenica, stavamo preparando i brani per l’esame quando d’un tratto si è aperta la porta, e al posto di accogliere un mio compagno, abbiamo avuto la compagnia di un gioioso cane San Bernardo, appartenente ad un allievo non vedente, che ha assistito per qualche minuto alla nostra lezione. Devo dire che è stato particolare aver avuto la presenza di un pubblico canino, che sembra anche aver apprezzato.

Cosa pensi del mondo della musica?

Il lavoro nel mondo della musica è sicuramente molto duro e impegnativo, anche perché ogni esibizione è una messa alla prova dove devi sempre dimostrare le tue capacità e di essere all’altezza di ricoprire il ruolo, nel mio caso di cantante, sotto ogni punto di vista, non solo musicalmente. Personalmente la mia insegnante mi sta aiutando molto a fortificare il carattere e a capire come sarà la vita su un palcoscenico. Proseguendo con questa determinazione e impegno spero, da qui ai prossimi dieci anni, di essere una cantante dalla formazione musicale più completa possibile e con una carriera in avviamento, in particolare nell’ambiente operistico.

C’è un brano particolarmente significativo per te?

Non è un brano ma un’opera quella in assoluto più significativa per me, ed è la Suor Angelica di G. Puccini. Sono particolarmente legata a quest’opera perché è proprio grazie a lei, dopo averla cantata nel coro e come Suora Novizia durante la mia terza superiore, che ho capito che il canto lirico era davvero la mia strada.

Quali obiettivi hai?

L’obiettivo principale è quello di rendere l’attività di cantante il mio lavoro fisso che mi permetta di vivere una vita felice e di viaggiare molto. Ma se posso spingermi oltre e sognare, vorrei davvero calcare palchi dalla fama mondiale come il Teatro Alla Scala, l’Arena di Verona, o l’Opèra di Vienna.

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